RETABLO DEI PUBBLICANI
rielaborazione in chiave contemporanea del “Retablo dei Beneficiati” (1527), capolavoro del manierismo in Sardegna, attribuito alla bottega dei Cavaro e attualmente conservato presso il Museo del Duomo di Cagliari.
(Ho inserito, tra le altre, una citazione del manifesto per San Pellegrino di Mario Dagrada, amico del Celeste Network, come omaggio a una delle opere più rappresentative della pubblicità italiana).
Retablo dei Beneficiati
1527 circa
Pala d’altare di tipo catalano a doppio trittico, tempera e olio su tavola, m 2,40 x 2,00.
Cagliari, cattedrale di Santa Maria di Castello.
La pala è costituita da tavole disposte su due registri, divise da elementi architettonici verticali in legno intagliato e dorato in stile gotico.
Negli scomparti mediani sono raffigurati la Madonna in trono col Bambino e angeli reggicortina, la Crocifissione; negli scomparti laterali alti l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata; in quelli bassi i Santi Bartolomeo e Gerolamo.
L’opera fu realizzata intorno alla metà del XVI secolo dalla bottega stampacina del pittore Pietro Cavaro. Fu forse proprio il capostipite della scuola cagliaritana a dipingere, dopo il 1535, la predella del retablo. Il lavoro fu poi proseguito dalla sua scuola ereditata da Michele, figlio e successore del più noto Pietro, con la probabile collaborazione di Giovanni del Giglio, che avrebbe dipinto la Crocifissione del Retablo che riflette i caratteri peculiari del Cristo gotico doloroso nella pittura sarda del Cinquecento. I due ladroni sono invece esemplati su modelli michelangioleschi della Cappella Sistina. Gli altri scomparti rivelano invece la mano di un altro artista informato della maniera raffaellesca e della pittura napoletana del primo Cinquecento. Questi raffigurano al centro la Madonna in trono col Bambino e angeli reggicortina, ai lati, in alto, San Gabriele arcangelo e la Madonna annunciata, in basso San Bartolomeo e San Girolamo.
http://www.museoduomodicagliari.it
“L’omologazione culturale ha cancellato dall’orizzonte le “piccole patrie”, le cui luci brillano ormai nel rimpianto, memorie sempre più labili di stelle scomparse. “Come polli d’allevamento, gli italiani hanno indi accettato la nuova sacralità, non nominata, della merce e del suo consumo”: è questa la nuova società nella quale oggi ci muoviamo, testimoni e vittime dei lutti culturali.”
Pier Paolo Pasolini
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