L'Oracolo
l’oracolo di Delfi, perno della vicenda di Edipo. Ma fulcro
dell’opera non è l’oracolo in sé, bensì la pedana, sulla quale
è necessario posizionarsi in modo esatto, in attesa di una
risposta alle proprie domande.
Al visitatore è richiesto di aspettare l’attivarsi
dell’ingranaggio. L’attesa è variabile e può durare qualche
minuto.
Qui intravediamo il riferimento ad un altro mito, il mito di
Telemaco e di Penelope, in paziente attesa del ritorno del
padre e del marito, di Ulisse.
Nell’epoca delle incertezze, l’opera propone una rilettura
del presente rifacendosi ai miti in chiave contemporanea.
Fermarsi, ascoltare in silenzio le domande che arrivano dal
profondo, attendere una nuova parola, la voce che arriva
dal nucleo più genuino che risiede dentro ognuno.
Sulla pedana si è soli di fronte a se stessi, l’oracolo è un
pretesto, quello che conta è l’attesa. La vicenda di Edipo,
che inizia con l’interrogazione di Laio nei confronti
dell’oracolo si conclude con Edipo accecato, che solo nella
cecità potrà ritrovare se stesso. La vicenda della casa di
Ulisse si conclude con un ricongiungimento, premio della
capacità di sapere attendere. L’opera chiede al visitatore di
salire sulla pedana con il corpo di un giovane Edipo, con
l’anima paziente di Penelope e con lo sguardo di Telemaco,
rivolto al mare.
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