Storie di ordinarie solitudini

Storie di ordinarie solitudini

La famiglia, intesa nelle sue molteplici forme, dove si sottolinea l’amore nelle sue nuove espressioni relazionali, se da un lato sembra rappresentare la chiave della felicità e il luogo della sicurezza, del rifugio, del sostegno per la propria vita, dall’altro diviene spesso il crocevia di tutte le fragilità: i legami vanno in pezzi, le rotture coniugali sono sempre più frequenti, la violenza è all’ordine del giorno. Le famiglie si disperdono, si dividono, si ricompongono, e c’è chi afferma che “la deflagrazione delle famiglie è il problema numero uno della società odierna”.
In un mondo globalizzato dove ciò che impera sono il mercato e di conseguenza il profitto, dove tutto è estremamente veloce, dove l’immagine e l’apparenza sono diventate più che mai significative, si corre contro il tempo vivendo spesso una profonda solitudine. Abitiamo un’epoca di grandi mutamenti tecnologici che se da un lato rappresentano un progresso straordinario, dall’altro tendono a produrre anche effetti nefasti non sempre controllabili. Non è un caso infatti che nella nostra epoca le relazioni siano diventate più virtuali che reali inducendo un forte senso di isolamento. Miliardi di persone ogni giorno comunicano a grande distanza utilizzando il telefono cellulare, e non solo a voce, ma anche scambiandosi SMS, email, “twittando” o anche semplicemente aggiornando il profilo di Facebook. L’utilizzo del cellulare sembra promuovere in noi un senso di interconnessione col nostro “mondo sociale”, spostando l’attenzione o le preoccupazioni su persone, luoghi o eventi al di fuori dal contesto in cui concretamente ci troviamo. Il cellulare dà la sensazione di essere sempre efficienti, ma ha un'influenza negativa sulle relazioni personali e persino sulla vita familiare. La presenza del cellulare tende ad inibire lo sviluppo di una vicinanza emotiva riducendo l’empatia percepita da chi interagisce con noi e distraendoci molto spesso da quello che ci circonda nel qui ed ora.

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