POLVERE
Cromie delicate che dipingono leggere immagini di sé stessa nella coesistenza di elementi narrativi e simbolici. È Sofia Sguerri, autrice e performer della videoinstallazione “Polvere”. Attraverso il medium audiovisivo, la giovane artista espande i confini dello spazio e coinvolge il pubblico mettendo in scena il proprio universo interiore. Si percepisce, così, una duplice realtà: l'apparire come immagine e l'essere come interprete.
I luoghi elettivi, nei quali l'autrice interagisce, appaiono legati da casuali collegamenti narrativi: grotte, miniere, sponde di fiume e fabbriche abbandonate. Invece, ogni ambiente scelto ha, per la Sguerri, una propria anima, una propria vita e, conseguentemente, una propria memoria, che devono essere letti e compresi affinché siano, poi, comunicati agli altri: la letture e l'interpretazione avvengono mediante sensazioni ed emozioni, che sono suggerite, se non dettate, dall'ambiente stesso; questo, infatti, offre ai sensi stimoli, che l'artista recepisce e traduce in movenze, in gesti sospesi, incompiuti e indefiniti. La Sguerri alterna stati d'immobilità, in cui si mimetizza con il luogo a movimenti e gestualità impulsivi, come se il suo corpo fosse mosso e scosso da fremiti elettrici; ne deriva un senso di sospensione e di partecipazione, che denuncia la sola e istantanea appartenenza dell'artista al luogo in quel preciso momento e in quel particolare spazio.
La “polvere” è la costante che si ripete in ogni storia tanto da diventare l'architrave narrativo, l'elemento materico determinante, con il quale interagire; ed è indispensabile per attestare il passaggio e lo scorrere del tempo; è la traccia fisica, capace di raccontare il succedersi di generazioni, il susseguirsi quasi infinito di presenze con il meccanico ripetersi dei gesti usuali. I contenitori di vetro, multiformi, posti ai lati dello schermo, si fanno metafora della presenza dell'uomo, inteso come vivo “contenitore” di esperienze e di rimembranze.
Per rendere il luogo più reale, l'artista si serve di suoni e di rumori originali, con effetti di aumento e diminuzione dell'intensità. Il “respiro”, così come il rumore del “vento”, sono elementi vitali e vogliono simboleggiare il passare costante del tempo: essi sono natura. Il rallentamento e l'accelerazione dell'immagine ha lo scopo di interrompere lo scorrere fluido delle immagini per stimolare una maggiore attenzione dello spettatore, come fossero pause di riflessione e moti di partecipazione.
Il risultato ultimo è una rappresentazione identitaria dell'artista, delicata e quasi impalpabile, ma dotata di una forza narrativa poetica che, infine, diventa commozione.
(testo a cura di Diego Alfano)
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