Nella rete
La rete si alza come nebbia, sugli gli occhi che fissano un reale percepito solo attraverso schermi retroilluminati, sulla musica iniettata dalle cuffie direttamente nelle orecchie, sulle dita che accarezzano le superfici lisce e perfette dei dispositivi touch screen.
E la percezione si atrofizza: lo spazio è perso, inesistente, nascosto dalla fitta “rete”. Il filtro ha nascosto l’immagine originaria e ciò che rimane è un immenso non-spazio nel quale si galleggia a mille miglia dal reale
Cuffie nelle orecchie, occhi bassi e dita che simulano carezze digitali.
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