IO SONO SEGNO
Il segno nella sua poliedricità di significati si fonde in un immaginario eclettico di commistione concettuale tra segno inteso non solo nella sua versione ontologica espressa dal «sono segno» di qualcosa in divenire poiché rappresento ciò che sarò non in quanto definito da una società che vuole apporre un’etichetta al mio essere ma in quanto frutto di ciò che sento di essere.
Il segno diventa anche di(segno) nella manifestazione della mia interiorità attraverso l’arte, un mezzo che mi consente di trascendere da categorie di genere e che vengono emblematicamente rappresentate dalle opere selezionate attraverso l’utilizzo del monocromo a mio avviso in grado di raffigurare il femminile e il maschile in una sorta di continuum che è definito sulla base prospettica di chi guarda.
Il termine richiama anche la volontà – a tratti presuntuosa negli artisti – di lasciare un segno di ciò che sono stato e di ciò che vorrei venisse tramandato indipendentemente dall’essere uomo o donna.
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