COLONIE di VACANZA in Italia (dal periodo fascista ai nostri giorni)

COLONIE di VACANZA in Italia (dal periodo fascista ai nostri giorni)

Questi dittici fanno parte di una ricerca fotografica, frutto di un progetto esplorativo durato cinque anni, che studia il fenomeno delle colonie di vacanza in Italia, a partire dal periodo fascista fino ad arrivare ai nostri giorni.
Negli anni trenta, con la spinta del razionalismo, si progettavano vere e proprie città delle vacanze, nelle località di villeggiatura di richiamo soprattutto lungo le coste dell’Adriatico e del Tirreno.
Queste strutture erano progettate in maniera razionalista, non solo per l’aspetto delle linee e delle simmetrie, ma anche e soprattutto per la posizione rispetto alla luce del sole, rendendo gli ambienti interni illuminati naturalmente da grandi vetrate ed arieggiati in maniera da renderli freschi e salubri.
La maggior parte degli edifici portano la firma dei migliori architetti dell’ epoca e tutt’ora, queste opere architettoniche, anche se in rovina, mantengono il loro fascino e la loro imponenza.
Le strutture più grandi erano delle vere e proprie città autosufficienti e non di rado venivano raffigurate come navi oppure aerei.
Con il mito della razza sana, le città dell’Utopia erano organizzate come caserme, con un programma giornaliero scandito in modo schematico e rigoroso.
Con l’avvento delle colonie veniva data la possibilità ai bambini di scoprire il piacere del mare, della montagna, del fiume e dei laghi.
Si potrebbe dire che si è trattato di una prima forma di turismo popolare ed anche un primo welfare statale.
In effetti i ragazzi che venivano ospitati nelle case vacanza, erano per lo più figli di operai ed impiegati di grandi fabbriche o apparati dello stato.
Per quanto riguarda l’aspetto del paesaggio, questi giganti in cemento armato giacciono reietti, tranne qualche sporadico caso di recupero discutibile o ancor peggio, demoliti per fare spazio ad alberghi ed appartamenti.
Al tempo della loro costruzione, in particolare per le colonie marine, erano gli avamposti della civiltà in luoghi isolati, lontani dal centro abitato; ora invece sono oasi, con i loro grandi spazi verdi, in mezzo ad un mare di cemento, risultando un elemento di discontinuità nel paesaggio urbanizzato della costa e restando unico varco visivo verso il mare.
Per la realizzazione di questo progetto si è viaggiato attraverso: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Marche ed Abruzzo.

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