Il pensiero acefalo - Acephalous thought
L'iter creativo si sta sviluppando in forme diverse ma sempre con l’essere antropomorfo acefalo come elemento centrale dell'opera.
Per me è la rappresentazione dell’uomo contemporaneo senza testa, senza pensiero. Non aver la testa sul collo è metafora di fare cose assurde, senza un significato costruttivo. Allo stesso modo perdere la testa...
I miei omini sono corpi senza testa, mani, piedi ma capaci comunque di rappresentare un pensiero, un’idea, un’emozione in modo pulito, lineare, materico.
Prendono forma nella stoffa, la smaterializzano, le danno significato. Si colorano con lei.
“Fanno e disfano” , nessun materiale meglio del tessuto mi dà la possibilità di rendere questo concetto. Trama e ordito. In alcuni casi l'acefalo distrugge la società che lo circonda (la stoffa) e non riesce più a rimettere insieme i pezzi di ciò che ha distrutto.
Gli acefali partecipano attivamente nella creazione di un progetto preciso. Possono prendere le forme più bizzarre, li definirei di una staticità dinamica.
Non ci sono occhi che possano esprimere uno stato d’animo, mancano le mani con la loro gestualità, non c’è movimento dei piedi. Spesso i loro corpi diventano segni.
I miei acefali sono asessuati, non ci sono peni, seni, vagine ma la loro connotazione emerge dal simbolismo culturale, dai colori delle stoffe.
Con l'ausilio della fotografia sono rientrati in un progetto più ampio di decontestualizzazione rispetto al quadro. La fotografia ha donato loro una vita autonoma, indipendente dalla mano che li ha creati, riescono a diventare protagonisti totali, riempiono l'obiettivo. Fuoriescono dalla dimensione bidimensionale del quadro.
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