Liturgia del profano, ...una rilettura

Liturgia del profano, ...una rilettura

Il tabù è un’appendice virtuale che si assume affinché si possa mantenere un’adeguata distanza tra noi è quello che vogliamo, quasi un parallelismo come nelle società medioevali dove l’equilibrio sociale veniva retto tra dio e il diavolo. Oggigiorno vi è invece un argomento e la sua denuncia, la “correttezza” e lo scandalo, cosicché il tabù diventa la migliore interpretazione dell’apparenza corrente.

Attualmente l’anticonformismo, il rifiuto di piegare le ginocchia o sdegnarsi agli usi consolidati, è visto in se stesso un disservizio, una provocazione. Ma oramai vi è, oltre i tanti problemi, anche quello di una stanchezza interiore, una stanchezza che dovrebbe indurre a spiegare le cose non dette, una stanchezza che dovrebbe comprendere il malessere del quotidiano dove le liturgie, i salmi, gli incensi spesso non bastano più, dovrebbe contenere le apparizioni esauste, le parole superflue, gli atteggiamenti ridondanti e deprecabili. Insomma sarebbe necessaria una rilettura della liturgia.

L’immagine è il rapporto con il mondo e l’immagine di una liturgia o di quello che vuole rappresentare, raffigura anche il nostro mondo. Liturgia è una sorta di casualità efficace, invenzione radicale della logica tridimensionale tra significato e interpretazione, modulatore tra avvenimento constatato ed evento consacrato.

La liturgia contemporanea appare quasi un gadget, un’immagine attraverso cui esternare il mondo che non si può avere ma si può eventualmente surrogare. La liturgia è, o sarebbe, profetica nella misura in cui non invitasse a sperare quanto invece a comprendere o apprendere. La speranza è, infatti, un temporaneo ri-assorbitore di angoscia ma concretamente non concorre a formulare istanze di sollecitudine. Nella speranza, vi è un modello, una parola magica, una simulazione, mentre nella realtà si evidenzia spesso solo fatica e sofferenza così che gli eroi e i martiri del quotidiano sono stanchi, non hanno più ideali e “sperano” di patteggiare un’esistenza distorta e ingiusta. La stanchezza e la passività diventano la revisione di certi fenomeni sociali e interpretano l’unica attività opponibile alle condizioni del quotidiano.

Non è il passato, la tradizione o qualche stigmate a rendere migliore o peggiore il rapporto con la quotidianità. Si postula la risoluzione attraverso l’orientamento positivo del soggetto verso l’oggetto, tanto che spesso ci si avvicina all’elemento di culto attraverso un misto di senso di colpa e curiosità, seppur la funzione simbolica sia soltanto un escamotage pseudo risolutivo. Probabilmente non siamo maturi per la felicità o forse non siamo felici con la maturità e quindi sarebbe utile la rilettura di una liturgia e delle sue connotazioni attraverso la variante profana e meno collegata alla dimensione tautologica.

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Commenti 3

Suzan a1qq Hijab
9 anni fa
I work now better understood. Your freedom is the highest achievement
Suzan a1qq Hijab
9 anni fa
Clear very interesting what you wrote. Since a while I'm about it thoughtfully. You can add a touch anything from, or invent, as the French beginning last century. only we have the eyes, mouth, ears, memories, awareness and background knowledge, whether philosophy or literature. those that I just mentioned we want to play no matter how just the reflection. small group is Ok but generally argue that a spoon is an apple?
Since we have society that no longer sees itself and any flying in own Nervana. I can allow myself safe. but once I am not alone - just follow the rule.
important that we understand the needs a lot of power even worse the Erneuville conclusions suffers. If you think the art is the End we need new ways Search - correctly, I agree with you.
Waldemar Dabrowski
9 anni fa
Very interesting...!

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