Confiteor
Vestita di candore, una fanciulla corre lungo la navata centrale di una chiesa. L’incidere dei suoi passi è scandito da una solenne, perturbante melodia. L’oscura voce la accompagna, quasi a volerla raggiungere, sfiorare. Con sgomenta spensieratezza, la fanciulla viene incontro al fruitore, si avvicina ma, inesorabilmente, riprende il suo correre incessante. Solitaria, inascoltata presenza trattiene l’eterna innocenza violata. L’ignominia di “pensieri, parole, opere e omissioni” si reitera, la Verità si cela.
Il velo di omissione gettato sulla chiesa cattolica occulta una tacita confessione. “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa” sembra udirsi in un intimo sussurro; sordo, un battersi di petto risuona. (Federica Soldati)
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