Il taboo rappresentato dalla blasfemia condiziona la percezione e, in senso opposto, la sua verbalizzazione. Il timore di disattendere il "secondo comandamento" si traduce in una forma di ritrosia che impedisce di dar voce al riconoscimento di un'immagine sacra in un contesto profano. Allo stesso tempo, il retaggio culturale di stampo religioso fomenta spontaneamente la ricerca di similitudini iconografiche in ogni ambiente. I due processi si alimentano e ostacolano vicendevolmente, in una forma dicotomica senza appigli e spiegazioni: la stessa che si formalizza nel senso di colpa.
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celeste,
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