Concertine

Concertine

Installazione, Memoria, 300x193x5cm
TABU’/ CONCERTINE
Istallazione: fotografie,filo inox e zincato
11.2015
DESCRIZIONE:
“Guardare” al di là della linea d’ ombra, non si vedono le sfumature…
Questo tema l’ho affrontato entrando sul campo da una prospettiva a me familiare, niente di quello che possiamo vivere ci attraversa senza lasciare traccia.
Lavoro sulle tracce, i segni dell’anima, del corpo e della mente, un territorio senza fine in cui cerco con i miei mezzi di indagare per riuscire a rendere materiche e visive le esperienze che testimoniano il nostro passaggio.
Raccolgo elementi della realtà che mi circonda: nel web, nei giornali, testimonianze di vite lontane diverse, fotografie, immagini del presente e del passato, materiali vari che elaboro, ricostruisco, assemblo dandogli una connotazione nuova: isolando l’esperienza visiva in un contesto nuovo, estraneo è possibile percepire il vissuto lontano dei protagonisti delle foto con un eco diverso. L’ intento è quello di dare valore e voce ad un’esperienza che merita di essere condivisa pubblicamente. Fermare l’attimo ha una doppia valenza:
- dare importanza all’evento
- prenderne consapevolezza.
Risvegliare una coscienza collettiva perché l’esperienza del singolo possa far emergere altre silenziose omissioni.
Non voglio indagare sugli aspetti morali/religiosi/politici; ma la domanda per cui cerco una risposta è: L’anima, la mente e il corpo come rispondono a queste pulsioni assurde che vanno oltre la linea che separa noi dagli altri?
Superare questo limite azzera qualsiasi valore che non sia quello puramente egoistico, legato alla follia o al fanatismo?
Chi è dentro non ha la stessa percezione di chi è fuori.
L’abitudine di questa generazione dello”smartphone ” che vive fatti tragici come un riflesso virtuale della realtà, la stessa realtà è percepita il tempo utile di cambiare o scaricare un’ applicazione.
Il mio lavoro trae ispirazione dalla ricerca di immagini, di fatti tragici della nostra attualità che richiamano l’attenzione pubblica, focalizzare la nostra attenzione su quanto accade intorno a noi soffermandoci con uno spirito aperto ad ogni esperienza di vita – come in un replay- ribalta nella nostra realtà una dimensione che pensavamo lontana, la distanza non è più virtuale: potrebbe accadere a 500mt da noi, a 10mt da noi o addirittura potremmo essere noi le vittime future di questi tragici eventi.
Le vittime non più virtuali.
La linea di filo spinato ricorda il “pericolo”: La paura non di chi è dentro il recinto ma di chi lo ha costruito. La rete- la transenna - simbolicamente segnano il confine fisico e mentale di entrambi; chi è prigioniero dei propri tabù e chi è vittima di questi.

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