Mare Nostrum

Mare Nostrum

………..Il dramma si esplicita in tutta la sua crudezza e intensità nel potente “Mare Nostrum”, quasi un corrispettivo contemporaneo, femminile e corale dell’Urlo di Munch: queste sirene sono mute nel loro disperato sprofondare negli abissi, in un moto discendente (che sotto lo sguardo prolungato dell’osservatore può trasformarsi in spirale ascendente: provare per credere) che riconsegna queste creature che hanno perso tutto agli abissi della storia e delle geografie devastate del nostro presente. Microstorie di fuga che non posseggono più il canto per essere narrate, ma che scivolano nel mare come la straziante accusa di chi, sirena o donna, ha perso anche la voce per gridare. Abbracciate ai loro figlioletti, lo sguardo dignitoso e febbrile inchiodato negli occhi dell’osservatore, queste donne-sirena di Manuela parlano dritto al cuore e alla mente di chi, dall’altro lato del pannello di metallo e pailettes, non rischia certo d’inabissarsi insieme a loro. Manuela è riuscita, con questa opera sublime, proprio attraverso la metafora delle sirene – personaggi mitologici nati nella culla del Mediterraneo – a trovare la giusta mitologia che ci narri il nostro presente e a dare al dramma di queste donne e di queste famiglie migranti, senza nome e senza voce, la rappresentazione più vicina, più partecipata e più efficace.
Alessandra Calanchi

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