"Dionisio" (parte del corpo di lavoro ispirato ai marmi di Elgin custoditi nel British Museum).

"Dionisio" (parte del corpo di lavoro ispirato ai marmi di Elgin custoditi nel British Museum).

Immaginare l’arte come un gioco di imprevisti e rivelazioni, di immagini che si costruiscono e mescolano, di forme mobili tra memoria e desiderio. Definire un mondo figurativo attraverso le fondamenta classiche che sostengono il peso liquido del contemporaneo. Inventare un codice linguistico tra pittura e scultura, sul crinale che aggiunge volumetrie plastiche alle epidermidi iconografiche della citazione.
La mia arte si esprime attraverso un codice mobile che è marchio autografo ma, soprattutto, schema linguistico tra estetica e contenuto. Le opere sono puzzle pittorici che propongono molteplici composizioni, liberamente costruibili o decostruibili. In pratica, girando i singoli parallelepipedi su una griglia si completa un’immagine o si mescolano assieme immagini diverse. Si crea un’interazione gestuale con il fruitore che potrà cambiare l’ordine sequenziale e, soprattutto, entrare nel principio dinamico del pensiero originario, completando un’opera che chiede azioni manuali, contatto tattile, immaginazione attiva, orientamento della fantasia visionaria. Si recupera la necessaria tensione “leggera” che riporta l’arte nel cerchio del dialogo, nel meccanismo cinetico dell’opera viva, nella dimensione comunicativa che solo la pittura ricrea: un codice mobile che reinventa il mondo sulle radici forti del mondo stesso, cementando così le fondamenta della memoria, stabilendo così la curva del presente lungo la linea del tempo orizzontale.

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Commenti 1

Camilla Ancilotto
8 anni fa
La Grecia torna a bussare alle porte del Regno Unito e a chiedere indietro i marmi del Partenone, sottratti nel lontano 1804 da lord Thomas Elgin. Questi, all’epoca ambasciatore britannico a Costantinopoli, chiese alle autorità locali il permesso di prelevare dall’Acropoli delle pietre e delle epigrafi, ma, invece di limitarsi a qualche oggetto da collezione, inviò sul luogo una squadra di operai armati di scalpelli, i quali, saliti sul Partenone, cominciarono ad asportare una gran quantità di sculture.
Per anni, la Grecia ha chiesto invano la restituzione dei marmi, sostenendo la tesi che le sculture fossero state esportate con l’inganno e che queste rappresentassero una parte del simbolo nazionale del Paese.

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