Algae below zero

La cultura di oggi non è più quella di un luogo ma è quella di un momento.
L’antico equilibrio sembra essersi spezzato, lo spazio è stato sostituito dal tempo.
Questo colpisce la capacità di adattamento agli eventi del vissuto dell’uomo, in una parola i serbatoi psichici cui attingere risorse riequilibranti.
Il processo di estraniamento in atto sembra insidiare il normale protagonismo dell’uomo, ormai sempre più straniero a sé stesso.
L’identità diventa mobile e plurale all’insegna del disorientamento di individui privi di guide certe e di segni di riferimento.
L’uomo moderno è un manichino instabile, che sembra evocare la Conradiana " linea d'ommbra".
È la fine delle sue sicurezze.
Non esiste più il luogo rigorosamente definito bensì il luogo nel quale si è condannati al movimento.
Una realtà incerta, il senso di estraneità dei “nonluoghi", il disagio di milioni di immagini che ci passano e trapassano, spinge l’uomo a cercare garanzie in un progresso che pare stia per travolgerlo e che non vuole più ascoltare le sue richieste.
Non gli rimane altro che tentare di interrogarsi su nuovi equilibri che investono lo spazio, il tempo, il corpo, la psiche, soffrendo la fatica di essere sé stesso.
Non più un Ulisse, che ha voglia di ritornare, bramoso di conoscenza e proteso verso il futuro ma un Ulisse angosciato.
Un uomo incapace di adattare il suo io a ciò che sta accadendo, alle cose più grandi di lui.
Forse però è proprio questa dimensione di incertezza, di angoscia, di costante e insoddisfatta ricerca che sembra unire, come in un filo in apparenza invisibile eppure capace di sfidare il tempo, l’uomo tecnologico del movimento nello spazio all’uomo antico del proprio luogo, un essere capace con la forza dell’immaginazione di far affiorare dal mare le alghe anche se la temperatura dell’acqua è sotto zero e che riesce, anche sfruttando meri brandelli del suo essere atavico, a riattivare il flusso ininterrotto della propria millenaria coscienza.

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