Essere ed avere... Questi sono i “colori” principali dell'opera in questione. L'essere passa attraverso forme sinuose, giravolte, pennellate abbondanti che arrivano alle punte dell'anima dell'individuo. L'avere, allo stesso tempo, vive in esso, si nutre e restituisce sfumature, inebriate di pigmenti che solo l'anima dell'individuo può provare attraverso le emozioni. L'attore in scena ha l'arduo compito di interpretare il giusto equilibrio tra questi “colori” ma egli si immedesima in un funambolo; tende prima da una parte e poi dall'altra, respira a fondo e poi trattiene, si fissa immobile con l'aria per poi tagliarla per rimettersi dritto e, volutamente, restituisce un equilibrio nella traballante entropia dell'opera. Quando essere ed avere coincidono, il funambolo, attore, individuo, si concede il lusso di prender fiato per un'ultima volta e restituire il colore della sua anima su due forme tondeggianti, distanti, ma estremamente simili.
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celeste,
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