Caramelle da uno sconosciuto

Caramelle da uno sconosciuto

Pittura, Politico/Sociale, Libertà, Gioco, Fantasia / Visionario, Tecnica mista, 100x100x4cm
Caramelle da uno sconosciuto
Una storia vera
Circa 6 anni fa , un'estate del 2009, mentre facevo jogging, , camminando lungo un percorso ciclabile, ai margini di una strada del paese dove vivo , mi sono imbattuto, con lo sguardo, su un cumulo di quadratini colorati , simili a piccole piastrelle, a tasselli di un mosaico, giacenti in ordine sparso ,in un piccolo fossato .Incuriosito, mi sono chinato per verificarne la natura e la consistenza e, con mia sorpresa, ho realizzato che si trattava di carte di caramelle colorate ripiegate su sé stesse in maniera precisa e meticolosa, da risultare una sorta di quadratino con un appendice finale. Mi avevano colpito per la loro peculiarità estatica, la precisione della forma, la superficie cromatica, uguale e al tempo stessa diversa,che contraddistingueva ciascuna caramella, il cui involucro era ripiegato con sapienza e precisione e poi abbandonata n un rigagnolo stradale. Erano circa una quarantina di carte di caramelle. Poiché ero solito utilizzare materiale di riciclo, proveniente dall’uso comune, nei mie quadri , ho pensato di raccogliere questo materiale originale per utilizzarlo, all’uopo ,nei mie lavori artistici, quando ne avessi avuto l’’ispirazione. L’attrazione verso quelle carte però fu così viva e immediata che dopo due giorni realizzai il mio primo quadro dedicato ad esse , dalle piccole dimensioni e dalla superficie rosso cromata. Dopo un paio di settimane sono ripassato dallo stesso luogo è con mia sorpresa ho rinvenuto ancora un numero maggiore di carte di caramelle, lasciate nello stesso luogo ripiegate nella stessa maniera di quelle rinvenute precedentemente. Erano lo stesso tipo di caramelle, la stessa tipologia di colori associata a diversi gusti prodotti dalla medesima azienda dolciaria Anche questa volta le ho raccolte con l’intento preciso di farne subito un altro quadro. E così, periodicamente. da allora passo da quel luogo per rinvenire e recuperare quelle carte. Ormai sono anni che questo rito si consuma con le stesse modalità. Da una parte lo sconosciuto mangia le stesse caramelle , le ripiega e le getta in quel selciato e l’artista che periodicamente, ripassa dallo stesso luogo per recuperare degli quelli scarti che diventano materiale costituivo dei suoi lavori artistici.

Il progetto
Il titolo del progetto trae ispirazione da un noto thriller italiano anni ’80 anche se ogni riferimento a luoghi e personaggi è pressoché inesistente, salvo il fatto che le caramelle e lo sconosciuto, sono il vero leit motive dei lavori qui rappresentati.
Essi trovano infatti la propria ragion d’essere ovvero la loro fonte d'ispirazione proprio dalle caramelle, o meglio, dall'involucro che le racchiude, vale a dire dalla la carta che le protegge.
Qualcuno le ha mangiate , ne ha consumato la dolce leccornia e poi ne ha ripiegato ,con perizia e attenzione, l’involucro e lo ha gettato nello stesso luogo ( probabilmente nello stesso orario) e seguendo e reiterando nel tempo uno stesso cerimoniale.
Di primo acchito, e ad una certa distanza d’osservazione, al passante, sembrano delle piastrelline colorate, dei tasselli quadrati, parti di un mosaico, della lunghezza di pochi centimetri e terminanti all’estremità con un’appendice , appena percepibile, a mo’ di ciuffo, talvolta dello stesso colore della base. Ma ad un contatto ravvicinato, tali forme colorate e regolari svelano la propria sembianza di caramelle, pressoché piatte, prive di spessore, che al tatto ne rilevano l’assenza di contenuto.
Il misterioso personaggio, lo sconosciuto, nei mesi, con il suo prezioso lavorio ha accumulato, nello stesso posto, un numero impressionante di carte di caramelle: finora ne sono state raccolte, in circa 6 anni approssimativamente quattro mila pezzi; una cifra ragguardevole.
Le considerazioni ontologico, psicologico e comportamentali su tale soggetto e sul perché compia tali azioni e ne lasci traccia, ci incuriosiscono ma non ci riguardano e non volgiamo contaminare ne infrangere la sacralità e l’intimità di tali gesti con la nostra arroganza o con la supponenza di voler spiegare “tutto e a tutti i costi”.
In cuor mio , tuttavia, non nego di aver pensato alla psicologia di questo sconosciuto, alla sua vita quotidiana, al perché senta la necessità di compiere costantemente quei gesti ripetitivi e quasi maniacali che si concretizzano nel ripiegare e ricomporre quegli scarti che poi vengono abbandonati in un luogo di passaggio visibile a tutti.
Di una cosa non dubito: consciamente o non, egli vuole lasciare un segno, una traccia, un messaggio.
Ho pensato, lì per lì, di avere a che fare con una persona anziana, che ha tempo per compiere, indisturbato, tali gesti rituali, magari dopo avere mangiato le caramelle all’insaputa dei suoi famigliari che lo tengono sotto controllo, per motivi di salute ( colesterolo, diabete) e gli dosano la razione quotidiana(sic).
E forse mi viene da pensare che lo stesso sconosciuto, vedendosi sparire quelle carte che da tempo ha riposto metodicamente nello stesso luogo, anch’egli, qualche pensiero se lo sarà sicuramente fatto circa le motivazioni di quelle anomale sparizioni.
Che abbia trovato, suo malgrado, in me, il Suo alter ego.
Mi chiedo se anch’egli si stia ponendo le stesse domande, sia coinvolto, specularmente, dagli stessi dubbi che mi sto ponendo io? Starà magari pensando “Chi si diverte a sottrarmi le carte di caramelle? Che uso ne farà quello sconosciuto che si è preso le mie carte? O più semplicemente penserà che il netturbino locale abbia compiuto il suo sacrosanto dovere ripulendo un’aiuola imbrattata di carte di caramelle e che a lui magari è andata bene poiché, in barba alla polizia locale, continua a sporcare un suolo pubblico senza esserne multato.
Forse tre i due sconosciuti si sta creando un segreto colloquio, un file rouge che inaspettatamente li unisce intimamente.
Il timore, mio, è che nel momento in cui si svelino le carte, ovvero l’attore si tolga la maschera, e riveli sé stesso ( esponendosi in prima persona) a quel punto, probabilmente possa ritirarsi dalla scena ed il sipario cali inesorabilmente. Più semplicemente egli, a quel punto, potrebbe ritrarsi e disconoscere le sue azioni, i suoi rituali, le sue compulsioni, richiudendosi in sé stesso e uscendo definitivamente di scena . Di colpo quei meccanismi compulsivi verrebbero interrotti e nessuna carta verrà più ripiegata e lasciata nel suo luogo di destinazione. Probabilmente lo Sconosciuto potrebbe interrompere il Suo gioco per ripeterlo e magari altrove, sotto altre spoglie, in altri frangenti, nuovamente indisturbato.
E da parte mia non vorrei che questa ”corrispondenza d’amorosi sensi” possa o debba finire.
Né vorrei che la spontaneità dei miei fortunati ritrovamenti possa divenire istituzionalizzato, in qualche modo costretto, subordinato ad un’esigenza produttiva, semplicemente chiedendo allo sconosciuto, che a quel punto non sarebbe più tale, di ripetere quelle azioni solo per soddisfare le mie esigenze estetiche, le mie realizzazioni artistiche.
Subordinare, scientemente, l’opera dello sconosciuto all’opera dell’artista che ricicla le medesime carte in cui lo sconosciuto vi ha impresso il suo segno( seppur un segno di ripiego), mi sembrerebbe di invadere la sfera della sua Privacy, di compiere un atto contro natura.
Preferisco sapere che la mia produttività artistica, legata al recupero ed al riciclo della carta della caramelle, sia indissolubilmente correlata all’incertezza, all’estro, all’intenzione dello sconosciuto; la mia opera sia, per questo tipo di realizzazioni, in qualche modo dipendente dai rituali dello sconosciuto e assolutamente vincolata alle Sue azioni. Che fa quello che fa, proprio perché non sa il fine ultimo che subiranno le oggettivazioni dei suoi suoi rituali, gli scarti delle sue compulsioni.
Portare alla luce, alla consapevolezza reciproca, tutto questo, sarebbe come rompere un incantesimo.
Ed io mi auspico che questo non accada.
Una bolla di sapone è bella in sé, per ciò che rappresenta, punto. Nel momento in cui cerco di fissarla, di catturarla, di prenderla essa mi scoppia tra le mani e scompare.


Il progetto che ormai catalizza parte della mia attività artistica è quindi strettamente correlata alla compulsività e alla ritualità di questo sconosciuto. Tra me e lo sconosciuto, ovvero tra l’artista e il misterioso e curioso individuo, si è stabilito un proficuo dialogo che si concretizza, da parte mia, con la produzione di realizzazioni artistiche in cui le carte delle caramelle, ovvero gli scarti, o meglio i segni, le esteriorizzazioni del suo mondo psichico di un soggetto terzo, prendono vita nell’ambito estetico.
Ed è proprio su questa corrispondenza che si venuta a creare con questo sconosciuto che in quelle carte, nella sua ritualità ritrovo ormai qualcosa di familiare. Non voglio sapere le ragioni che lo spingo a fare ciò che fa, della sua compulsività a me interessa unicamente la valenza estetica, il risultato creativo. E di questo gli sono grato. E’ un obbligo morale, un impegno affettivo quello che ormai mi lega a queste carte e alla persona che sta dietro di esse. Il progetto è un tutt’uno con la sua storia ed è aperto e in divenire intimamente correlato all’universo affettivo di un individuo che, a sua insaputa, è diventato parte integrante dei miei pensieri e della mia arte. Questa tuttavia non è vincolata o focalizzata unicamente su questo progetto, Essa è aperta a nuove ricerche, a sperimentazioni a confronti, a riflessioni alla messa in cantiere di nuovi progetti Ma un legame .indissolubile, una corrispondenza simbolica sembra ormai essersi intrecciati tra due universi emotivi differenti e sconosciuti, ma al tempo stesso uniti e affini che convergono sul piano esistenziale dell’universo artistico.



Caramelle da uno sconosciuto presentazione di Franco Bini
Il lavoro qui rappresentato appartiene ad un ciclo pittorico il cui titolo è stato mutuato dall’omonimo film, con l’eccezione che, in questo nuovo scenario, l’attenzione va riposta, più che nelle caramelle in sé, nell'involucro che le racchiude e le protegge: la loro carta. Rinvenute casualmente sul ciglio di una pista ciclabile e giacenti in ordine sparso nel fossato ad esso attiguo, queste carte risultano volutamente abbandonate al proprio destino di rifiuto urbano.
Riverse e accartocciate (chissà da quanto tempo? ) sono state ripiegate minuziosamente su sé stesse, con metodico rigore,da qualcuno (lo “Sconosciuto”appunto), che le ha infine gettate a ridosso di un selciato urbano.
Queste carte, al di là del valore estetico/rappresentativo, si rivelano anche come segno della presenza (costante nel tempo) di un misterioso soggetto che officia, in maniera continuativa, un Suo cerimoniale. Consciamente o non, egli vuole lasciare un segno, una traccia, un messaggio. A ben vedere, l’opera d’arte, se vogliamo, è già “in nuce” nell’oggetto stesso, nella carta di quelle caramelle. L’intervento dell’artista, semmai, è avvenuto ex post, limitandosi (in senso lato) a scorgerne la potenzialità estetica. Ed in ciò, forse, riposa la concettualità dell’opera.
E’ singolare notare come questa recente produttività dell’artista (comunque avvezzo all’utilizzo di materiale di riciclo), sia indissolubilmente correlata alla presenza e alle azioni di questo misterioso personaggio, all’aleatorietà e all’incertezza dei suoi rituali. Che fa quello che fa, indipendentemente dal destino che l’artista ha riservato ai suoi scarti Una silente e misteriosa corrispondenza sembra ormai sottesa tra questi due individui: periodicamente lo Sconosciuto lascia le sue carte e altrettanto periodicamente l’artista le raccoglie per dare vita alle sue realizzazioni.
Cionondimeno un dubbio attanaglia i pensieri dell’artista e ne alimenta i timori; e cioè che la rivelazione dell’identità dello Sconosciuto comporti in qualche modo la Sua dissoluzione.
Lo svelamento della magia avrebbe come conseguenza la fine del gioco.

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