SAISEI 再生 (Rebirth)

SAISEI 再生 (Rebirth)

Installazione, Viaggi, Nascita, Libertà, Idee, Materiali vari, 75x500x50cm
LA VISIONE:
Mi chiamo Kalina Danailova. Lavoro come artista. Ho trovato questo “mestiere” adatto alle mie esigenze personali, dato il suo carattere non limitato a un campo specifico, alla ricerca di “libertà”. Ho capito però che, per avere questa libertà, non era sufficiente studiare l’arte, ma serviva comprendere la natura delle cose. Nel corso del mio studio ho notato chiaramente invece l’interdipendenza e l’impermanenza di ogni singola forma di vita ed è proprio li che mi sono sentita finalmente libera. Qualsiasi fenomeno osserviamo si trova in un continuo sviluppo, cambiamento, grazie alla mancanza di permanenza fissa, o al cosiddetto “vuoto” che permette questo sviluppo. Questi processi di cambiamento dei fenomeni sono dipendenti alle condizioni in cui essi si trovano per potersi sviluppare. Un’integrità assoluta nell’ordine universale.
L’arte per me è un metodo per comprendere la vita, noi stessi e il carattere temporaneo di ogni cosa con la sua dipendenza all’interno dell’ordine universale, del quale ne facciamo parte. Il comprendere ovvero concepire visto come processo mentale opposto al capire, allo scopo di imparare attraverso la nostra sensibilità, mentre il capire si riferisce e si appoggia alla logica e quindi all’esterno, il concepire dal latino - cum capere, cioè "accogliere in sé” si riferisce al mondo interiore tramite il processo di comprensione - cum-prehendo "prendo dentro” sostituito dalla psicologia con il termine empatia dal greco - empatéia, dove en-, "dentro", e pathos-,“sentimento”, quindi “sentire dentro”. E di conseguenza si “diventa” ciò che si sente, ciò che si fa.
Quindi: prendo → accolgo → sento → divento. Questo riguarda sia l’artista che diventa l’opera stessa durante la sua creazione, sia l’osservatore che si trasforma in artista nel momento in cui si relaziona con l’opera d’arte e l’arte diventa specchio della sua anima. Sviluppando così una sensibilità interiore.
I mezzi: Provocazioni di carattere visivo, palpabile, uditivo oppure olfattivo destinati a penetrare i nostri sensi e così anche la nostra concezione del mondo. (L’arte dell'ultimo secolo ci ha mostrato che può provocare i sensi anche con la mancanza di provocazione diretta, che comunque viene percepita come senso di vuoto, vuoto visivo, uditivo, olfattivo etc. Che non fa altro che confermare la regola dei sensi.) Non rimane più spazio per teorie, decodificazione o processi intellettuali. Che comunque hanno sempre accompagnato e appoggiato l’arte facendole da supporto. Ma infondo la mente è vuota ed esprime la sua libertà manifestandosi attraverso il mediatore e il medium (inteso come mezzo), superando ogni convinzione logica, di controllo, volontaria di incorporare un’idea all’interno dell’opera. Parlo di questi atti che si manifestano attraverso il processo di creazione e che non hanno un carattere conscio e consapevole. Atti che si osservano durante ogni attività umana e universale, ma l’arte con il suo carattere “inutile”, mette in mostra ammettendo e valutando, così, la loro esistenza. Processi che possono essere intesi come il puro “caso”.
Su questo si basa tutta la mia ricerca artistica. Su quella cosa immensurabile, divina, subconscia che si evidenzia in presenza di fede e amore per la pura natura delle cose, della mente, della percezione. Questo si riferisce sia al processo di creazione, sia all’osservazione. Kurt Schwitters diceva: “Lo sputo d'artista è arte”. Ma l’idea non sta nella “cosa” in sé, è il “come” l’artista vede - sente le cose, grazie all suo amore e fede nella natura, sempre vuota di senso. A questo punto qualsiasi manifestazione svuotata dal suo “significato” diventa automaticamente arte.

LA STORIA:
Tutto è iniziato con uno splendido viaggio in Giappone. Andavo in giro per le strade con un piccolo taccuino in mano, a prendere appunti e a raccogliere immagini da tutto ciò che mi stava attorno. Ero sommersa dalla bellezza di un posto che mi aveva sempre attratto. “Casualmente” sono finita sulla montagna, dove si trova il più grande cimitero Buddhista del mondo. Non avevo un posto dove dormire e quando si e fatto buio, sono stata ospitata dai monaci di uno dei 1100 monasteri che popolavano questa montagna. Prima di arrivare non avevo il minimo sospetto della loro esistenza. Incantata dal fascino esotico e dall’atmosfera pacifica, mi è apparso un pensiero: se un giorno dovessi morire, ecco il posto dove vorrei che questo accadesse. Mi sono sentita allineata, in pace con me stessa e con il mondo intero.
Da poco avevo perso mia madre, stavo vivendo un periodo buio. Dopo il ritorno in Italia, l’immagine di quel monastero, di quelle persone, di quell’atmosfera e di quella sensazione di perfezione non usciva fuori dalla mente. Era successo qualcosa, mi era impossibile tornare come prima. Non ci è voluto molto tempo e il mese successivo, sono rientrata nel monastero come discepola della scuola esoterica Buddhitsa che rappresentava. Ho vissuto in questo contesto, contaminata da ogni cosa per tutta la durata del mio visto, ovvero 3 mesi.

L’ARTE:
Non c’era nessun concetto, nessun progetto iniziale. C’era solamente la necessità di raccontare quello che stavo vivendo. Di memorizzarlo. Di fermarlo nel tempo, per poterci tornare. Il racconto ha preso la forma di diario. Ogni dettaglio era importante, ogni cosa aveva significato ed era sostanziale per la mia esperienza. Ogni parola, ogni gesto, ogni suono e ogni immagine. Avevo cominciato già dal mio piccolo taccuino raccogliendo parole e immagini. All’arrivo ho cambiato la misura e mi sono spostata su dei fogli di calligrafia 50x75, materiali cellulosi di riciclo, giornali, tutto quello che trovavo, che successivamente ho messo insieme in un libro di tipo “leporello”, un libro pieghevole in costante crescita, con una dimensione di lato estesa all’“infinito”…
Un diario scritto giorno per giorno, cose trovate per strada, insegnamenti spirituali, calligrafie dei monaci, disegni miei e disegni loro, numeri di telefono. Senza giudizio e senza classificazioni. Accettando la manifestazione dell’ordine segreto nella “casualità”, nella natura, nell’universo. Tutto quello che accade è perfetto.
Racconto ogni cosa che si ferma nel mio orizzonte visibile e anche in quello invisibile, interiore, che era la ragione del mio viaggio. Un viaggio in un mondo per me poco conosciuto fino ad allora.

LO SVILUPPO “SAISEI”:
La parola giapponese 再生 "Saisei", che significa "rinascita", è composta dal kanji 再 "sai" che significa "nuovo" e 生 "sei" che significa “nascita".
Man mano, lavorando, la cosa ha cominciato a prendere forma. Mi sono fermata un giorno davanti all’opera e ho visto un ovale ripetersi su ogni pagina. Aveva dato il nome a questo progetto: l’ovale era il pieno e il vuoto, era l’embrione, la nascita e la rinascita, ogni giorno era una nuova vita, ogni passo era un nuovo passo, e ogni mia cellula era nuova in ogni istante. Essendo “vuoti” inteso come liberi, noi scegliamo. Consapevolmente o meno, in ogni istante noi facciamo delle scelte. Esse condizionano così il mondo che viviamo, sulla base del principio: Causa ed Effetto. Capire questo e riconoscerlo è fondamentale per la nostra consapevolezza degli atti e del sonno dal quale ci facciamo spesso trascinare, confortandoci con l’idea che le cose stanno fuori e non dentro di noi.

LO STUDIO:
Nel corso di questo studio si intrecciano i miei interessi personali che vanno dalla fisica quantistica, alle scienze psicoanalitiche, a quelle filosofiche e non per ultima la filosofia Buddhista. Tutto messo alla prova dalle le mie esperienze vere e proprie. Trovo molti punti comuni in queste scienze, ma anche nell’arte. Una verità universale che si trova in fondo a ogni aspetto della vita. Basta osservare.

LA PERFORMANCE:
Successivamente i monaci tantrici hanno eseguito una Performance, camminando a fianco della mia opera, estesa in parte, quando aveva una lunghezza intorno ai 30m. La performance si è vista come un “Pellegrinaggio nella vita”, come manifestazione delle idee espresse all’interno dei contenuti dell’opera d’arte e si è conclusa con il cammino di un bambino che ha lasciato le proprie tracce sull’opera, contribuendo così all’idea dell’unità nelle diversità.

IN PROGRESS:
Al mio ritorno dalla montagna sacra, il mio lavoro continua. Si tratta di una ricerca di vita. Non c’è inizio e di conseguenza, non si pone una fine. Continuo a strutturare, ad osservare, a scrivere e a raccogliere momenti chiave della vita, oggetti ed esperienze. Ciò che mi spinge è l’entusiasmo di trovare una strada di serenità e pace all’interno di me stessa e quindi, nel mondo. Vorrei donare la mia propria visione, la mia esperienza e le mie riflessioni sperando di poter aiutare anche chi si avvicina alla mia arte.

L’OPERA:
L’opera viene vista in verticale. La sua lunghezza attuale è intorno ai 45m. Tuttora la forma di libro pieghevole gigante si è mantenuta. Una parte delle sue pagine sono appoggiate piegate per terra, mentre esteso su muro verticale è ciò che permette l’altezza dello spazio.
È raccomandata la proiezione del video a fianco all’opera.

STORYBOARD:
Mi appoggio sulla piattaforma per condividere le piccole cose che hanno influenzato la creazione e la continuità. Troverete qui dentro immagini e scritte delle pagine, ma anche fotografie e video che hanno un significato contestuale di tipo emotivo, razionale, sentimentale o logico per il mio racconto. Le prime immagini risalgono al mio percorso personale, le immagini successive raccontano la mia visione, mentre le ultime due parti sono il processo creativo.


Una ricerca di integrità attraverso il “come” al posto di “cosa”, per arrivare a conoscere meglio se stessi, l'umanità e il mondo che viviamo. Per sviluppare la fiducia e la sensibilità nella vera natura delle cose. Libera dai concetti e dai confini.

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Commenti 1

Kalina
7 anni fa
Kalina Artista
Grazie dei like ;)

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