Waste

Waste

Installazione, Politico/Sociale, Idee, Filosofia, Materiali vari, 20x25x40cm
Ho immaginato un mondo in cui la Terra possa ancora respirare e non essere minacciata dall’inquinamento.
In principio, siamo cellule che maturando e incontrandone altre danno origine a noi essere umani, agli animali e alle piante.
Questa materia cambia, si evolve, non si distrugge mai e non viene originata dal nulla, ma solo da un cambiamento di “stati” della materia.
Secondo la legge fisica della meccanica classica, che prende origine dal postulato fondamentale di Lavoisier e anticipato dallo scienziato e genio russo Michail Vasil'evič Lomonosov “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” .
Pensando a questa legge importantissima, ho pensato alla rigenerazione di quello che per noi è una delle piaghe del pianeta, appunto, l’inquinamento da scarti (materie plastiche, vitree, cartacee, metalliche, tessili, ecc).
Il progetto, un'idea soltanto, vorrei fosse realizzabile con l'aiuto del web e dell'Arte, un po' come raccontò Vik Muniz in Wasteland, vorrei fosse una via di uscita definitiva dalla disperazione di questi popoli. Via di uscita che prevede con la spazzatura la creazione per triturazione e impasto di blocchi (il modello in foto) in una sorta di cemento ecologico, che protegga dal freddo, dal caldo e che possa trasformarsi da piaga a risorsa.

Ho ricercato delle macchine attualmente esistenti, per la triturazione di questi scarti, in particolar modo per quelle zone del mondo in cui la gente è costretta, per la povertà, a vivere dentro le discariche per sostenersi economicamente con pochi centesimi al giorno, Nairobi Kenya, Jardim Gramacho Rio de Janeiro, Brasile, Payatas, Quezon City, Filippine, Mazatlán, Messico, Ulingan, Manila, Filippine, Smokey Mountain, Manila, Filippine Dharavi, Mumbai, India, Bantar Gebang, Jakarta, Indonesia, Chulucanas,Piura, Perù e altre ne esistono, come la discarica tecnologica di Guiyu a sudest della Cina, nella provincia del Guangdong, nel distretto di Chaoyang.
Ho pensato alla povertà, al sostentamento, al riparo che questa gente che lavora ha bisogno.
Ho riflettuto su quello che si potrebbe ottenere da queste discariche, portando sul luogo queste macchine per la triturazione degli scarti, si dovrebbe ottenere una sorta di materiale che darebbe alla luce dei blocchi per costruire delle abitazioni, piccole strutture per intanto accogliere le madri con i bambini, al fine di cercare di allontanare e finanziare questi poveri lavoratori dalla spazzatura e dall’inquinamento in cui sono immersi quotidianamente.

Ho pensato a questo progetto, non per scoprire qualcosa di già esistente, ma per dare una nuova possibilità di una vita dignitosa a chi vive in povertà e a chi come i paesi sviluppati, che mandano tonnellate di rifiuti nei paesi del terzo mondo, per avere un modo di smaltimento ecosostenibile e dai cui trarre profitto, ma a costo di aiutare il prossimo. I bambini di queste baraccopoli, hanno bisogno di credere in un futuro fatto di felicità, non di una vita maleodorante, con cibo fatto con gli scarti avariati presi dall’immondizia o di dormire scaldandosi bruciando copertoni di auto o cartoni respirando così diossina e altri gas tossici.
Nel 2050 è stimato che la plastica coprirà gran parte della superficie terreste, considerando anche i mari e gli oceani. Anche per questo, le macchine tritatutto e creatrici di filamenti di plastica dovranno essere prese realmente in considerazione. Non si può credere che l’America non ne faccia uso, ma che manda tutti gli scarti di fast food compresi gli scarti degli allevamenti quali piumaggi e carcasse ai paesi sottosviluppati, senza pensare che questi materiali potrebbero essere riutilizzati anche per creare combustibile o pannelli per costruire moduli abitativi, penso al legname, alla plastica o alla cellulosa. L’idea di brevettare una macchina tritatutto, sta nel concetto di allontanare queste persone, compresi i bambini dal lavoro di selezione degli scarti, di allontanarli dall’inquinamento corporeo e dalle malattie, di trasformare però questa spazzatura in un altra fonte di sostentamento, quella edilizia e quindi di creare un lavoro un po’ più salubre. Questa spazzatura ovviamente viene trattata in modo tale da risultare isolante (dal caldo e dal freddo), resistente, inodore e atossica.
Molte società già si occupano di smaltimento di rifiuti e molti scienziati stanno studiando un modo per trarre calore e fonti rinnovabili dall’immondizia. Il bisogno di lavorare e di guadagnarsi da vivere è insito in questi abitanti delle discariche, spesso si drogano pur di lavorare in condizioni di grande stress, con la colla delle scarpe come fanno i bambini di Nairobi o col cherosene, il combustibile degli aerei, come fanno molti degli abitanti delle altre discariche del mondo.

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Commenti 1

Waldemar Dabrowski
7 anni fa
Good...!

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