Ho scattato questa fotografia a Bosra in Siria nel 1996. L'immagine mi parla al presente di un contesto passato ed irrecuperabile. Il contenuto temporale, il "così è stato" per Roland Barthes è l'essenza della fotografia stessa, ed anche la data ne è parte importante, in quanto induce a far mente locale, a considerare la vita, la morte, l'inesorabile estinguersi delle generazioni. In questo caso l'immagine apre una lacerazione nel velo della storia, mostrandomi un passato che rimane tale in quanto non più modificabile perchè già compiuto. Eppure l'incomparabile bellezza dello sguardo fiero e languido di questo bambino, che oggi farà parte della generazione degli uomini che sono scappati dalla propria terra per mettere in salvo i propri figli, mi trasporta indietro nel tempo alla ricerca dell'essenza di questo scatto. Chiudendo gli occhi, sento allora il calore tiepido di quella giornata, i rumori impercettibili che fuoriescono dalle rovine che mi stanno di fronte, ma soprattutto sento su di me lo sguardo di quel bambino che aspetta e desidera essere fotografato. Riaprire gli occhi permette al senso d'impotenza di prendere il sopravvento, non posso far altro che sperare che questo fanciullo, ormai uomo, abbia ancora, o possa ritrovare al più presto, la luce che aveva negli occhi in quell'istante.
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celeste,
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