Rex. / The greatest
Raffaele, il padre dell'autrice, era un uomo ricco, viziato, presuntuoso ed eccessivo in ogni sua cosa. Aveva perso la gamba sinistra in gioventù, la cosa lo aveva reso vittima di un grande senso di inferiorità. Con il suo comportamento irresponsabile, ha mandato in frantumi se stesso, tutte le sue risorse economiche e fisiche e la sua stessa famiglia, per poi lasciarsi morire due anni dopo il suicidio di sua moglie Silvana.
Regrets. / Never happy.
La madre dell'autrice si chiamava Silvana. Era una donna bella e affascinante affetta da una gravissima depressione, mai curata, sfociata poi in psicosi. Era ossessionata dalle apparenze, dal lusso e da suo marito Raffaele, da cui veniva tradita e che lei ricattava emotivamente. Mostrava una gioia mai autentica, era in realtà costantemente infelice.
Without you. / Oedipus.
La nonna paterna dell'autrice era conosciuta come "Il colonnello". Sotto un'apparenza dura, si nascondeva una donna ignorata nelle necessità e mai considerata dal figlio Raffaele e dal marito. Un giorno, si lamentò sentendo un nodulo ad un seno; fu derisa da entrambi. Un anno dopo le metastasi del tumore al seno erano ovunque, e Raffaele, distrutto dai sensi di colpa, smise di andare avanti.
Mammina cara. / Mommie dearest.
Questa foto è una delle più dolorose per l'autrice. È l'ultima foto scattata a Silvana, sua madre, un mese prima del suo suicidio. Sperduta, spaventata e disperata, non è più altro se non l'ombra di se stessa. L'autrice la ama, la odia. Silvana è stata il primo aguzzino e assieme il primo amore. Assieme a lei se ne andrà una fetta enorme di vita dell'autrice, dei suoi ricordi, tutta la sua infanzia e adolescenza.
Il vitellino. / The way you broke my heart in two.
Poco prima del suicidio della madre in preda alla schizofrenia, l'autrice cercò di mantenere sotto controllo la situazione. In un giorno qualunque prima della fine, vedendo la madre delirare sulle sorti di tutti come agnelli al massacro, l'autrice appena diciassettenne le chiese ingenuamente come mai non piangesse per lei. La risposta, criptica, è una metafora: "Perchè tu sei un vitellino."
Suicide and its consequences. / Lo sai anche tu che una madre non dovrebbe mai sopravvivere ai suoi figli.
Che cosa resta alla fine di una storia? Resta l'ombra di qualcuno che non c'è più. Restano domande a cui non è possibile trovare risposta. Restano lacrime che sono solo schizzi d'acqua su un vetro. Restano graffi di unghie fatti chissà quando. Restano i frammenti di un ego da ricomporre, una gioia da ritrovare, un futuro che sia sano e lontano da ciò che fino a quel momento è stato "presente".
Historia de un Amor.
Se è vero che la cura, l’amore e l’attenzione rivolte ad un essere umano restituiscono ad esso una profondità sensibile è altrettanto vero che il conflitto, la violenza e l’indifferenza possono appiattirlo fino a renderlo privo di spessore.
Una fotografia, immobile e cristallizzata, destinata alla distruzione.
Historia de un Amor racconta di una storia vera i cui personaggi, in costante e reciproco conflitto, hanno perseguito l’autodistruzione fino alla morte ad eccezione dell’autrice, e la racconta dividendola in due parti: la prima, da cui "Noi non siamo innocenti" è tratta, mostra i sentimenti, i traumi ed i pensieri della sua stessa protagonista, e si compone di una serie di foto analogiche ri-fotografate su uno sfondo che, cambiando, svela le riflessioni condivisibili di uno spicchio di vissuto estremamente intimo.
Foto deturpate e stracciate nei momenti di dolore, nonostante questo mai gettate.
Alexi Paladino cerca di sollevare una riflessione sul concetto di innocenza e sulla reazione emotiva popolare riservata alle situazioni in cui un bambino è vittima di abusi e ne sopravvive.
Che cosa succede nel “dopo”, quando la ferocia verso “l’orco” si esaurisce? La tentazione verso un facile linciaggio non toglie l’attenzione dovuta alle vittime? Perchè i bambini sarebbero depositari di un’innocenza formale che, de facto, non procura nessuna salvezza e che spesso non fa alcuna differenza?
Cos’è un bambino, se non un essere umano? E perchè mai un essere umano una volta cresciuto dovrebbe essere “colpevole” in quanto adulto?
In un mondo che ignora le esigenze di ascolto reciproco a favore di una facile e superficiale indignazione e del fastidio verso tutto ciò che può disturbare, la violenza è una spirale senza fine, dove il futuro psicologico delle vittime è lasciato al caso, e la possibilità della reiterazione del male è altissima.
Questa foto intitolata "Noi non siamo innocenti./ Storia piccola e rossa sull'abuso infantile." apre il progetto. Due bambine sono sedute su un divano, entrambe sono state vittime di abusi sessuali. Le loro facce sono scarabocchiate dalla stessa mano dell’autrice ai tempi dello scatto.
Il suo sorriso è intatto solo nel riflesso sul tavolino, a sinistra, così come nella realtà il dramma venne soffocato dai presenti. Nella disperazione, l’incertezza del segno sul suo volto come una preghiera: “Io non voglio sparire".
Commenti 2
Inserisci commento