Il Giudizio di Paride - I don't want to be part of your scene.

"Scene", come molti termini nella lingua inglese, è un vocabolo polivalente. Può intendere una scena teatrale, un paesaggio o una scena del crimine. Quando ho cominciato a scattare le foto di questo album non sapevo bene cosa stessi facendo, né perché. Ma in ogni occasione il mio sentimento era simile: una specie di saudade, di senso di distanza dal prossimo e un mare di domande. Ad un certo punto l'anno scorso ho realizzato che tutti questi scatti di un'idea ancora non partorita avevano in comune non solo il mio mood, ma anche alcune caratteristiche: erano riprese in ambienti accessibili a tutti, riguardavano situazioni che sentivo estranee, e soprattutto tutti i protagonisti -o quasi.- erano di spalle, o comunque era per "noi" impossibile trovare un contatto visivo.
Insomma, eravamo estranei.
I don't want to be part of your scene è un album che parla del sentirsi esclusi, in un senso molto ampio.
Esclusi e invidiosi, come me che rubo un momento privato che "sento" irraggiungibile.
Esclusi e irresponsabili, come noi umani quando abbiamo a che fare gli uni con gli altri e rimandiamo ad altri la cura dell'ambiente che danneggiamo, trattandolo come un mero contorno dei nostri momenti e non come se ne facessimo parte.
Esclusi, soli e nostalgici, quando ripensiamo a momenti "che non torneranno più", con quel senso di nostalgia distorto che fa appassire i colori nei nostri ricordi, rendendoli sì distanti, ma anche universali.


Quante volte diciamo a noi stessi che siamo "diversi"?
Quante volte prendiamo le distanze da quelli che definiamo come "altri"?
E quante volte pensiamo che non siamo responsabili dei "loro" comportamenti sbagliati? 
Forse la chiave di tutto è nell'inclusione e nella partecipazione, ma forse è necessario questo straniamento, per poi potersi ritrovare in una giornata di sole, nel gioco con un cane, tra le rocce di una scogliera, in un momento d'amore.