Al basilisc

La composizione è una favola sonora illustrata.
Partendo dal racconto per bambini “Il basilisco” di Rosanna Paroni Bertoja (edizione Circolo Menocchio di Montereale Valcellina), letto dall’attrice Claudia Grimaz, nella versione in lingua friulana, la narrazione passa dalle parole, che introducono l’opera, ai suoni nati dall’elaborazione elettroacustica delle parole del racconto. Il racconto originale viene dunque trasformato e le parole come in abile gioco di prestigio si condensano in un paesaggio sonoro. L’ascoltatore viene condotto in un paesaggio ignoto e non codificato dalle proprie esperienze e ciò suscita volutamente un’atmosfera di attesa e di tensione in cui la presenza del personaggio fantastico del basilisco è evocata attraverso i suoni: sussurri, sibili, brontolii, frullii, scoppi, fischi, soffi, cinguettii, scricchiolii. Non ci sono riferimenti noti; solo in certi istanti le parole riemergono dagli abissi delle elaborazioni come onde che sospingono l’ascoltatore a spiagge più conosciute e rassicuranti.
La sua presenza è scandita anche dalle trasformazioni delle immagini (cromatismi, transizioni, effetti di trasformazione): il paesaggio friulano - il fiume Natisone, il parco rurale Alture di Pollazzo, i campi coltivati di colza - si trasforma e si anima di un’aura incantata. C’è il basilisco! E’ l’artista fuori scena che scandisce il ritmo dell’audio-visione.
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Secondo Rosario Assunto il paesaggio è la forma che diamo all’ambiente e «nell’ambiente c’è il territorio, con in più la vita, la storia, la cultura» .
Convinta che la narrazione è il passaggio necessario per elaborare la percezione che ciascuno di noi fa della realtà attraverso i propri sensi ho voluto esplorare l’ambiente friulano non solo negli aspetti naturali ma anche in quelli rurali perché l’agricoltura è uno dei principali attori che modella il paesaggio. L’arte ha la capacità di sublimare la realtà; in quest’opera ho optato per elaborazioni che mantenessero un alto livello di leggibilità dell’immagine per trasmettere la bellezza che ho percepito nell’ambiente (inteso secondo la definizione di J. J. Gibson «La parola ambiente sta per ciò che circonda quegli organismi che percepiscono e hanno dei comportamenti» ) e per rendere merito all’impegno della famiglia Samsa che da generazioni è legata alla pastorizia ed all’allevamento nella landa carsica (parco rurale Alture di Pollazzo).
Luciano Berio, nel 1968, si auspicava che presso la Radiotelevisione Italiana si potesse istituire un centro di studi etnografici «per promuovere ricerche, non rivolte alla perpetua e snobistica glorificazione del passato, ma a un’analisi antropologica, sociologica, psicologica e linguistica (la letteratura, le arti grafiche e la musica popolare ne costituiscono la sublimazione più significativa e complessa) di una particolare realtà culturale. » e che tale programma di ricerca in un secondo livello evolutivo si indirizzasse allo studio dei dialetti.
Sulla scia delle opere elettroacustiche realizzate da Luciano Berio nello studio della fonologia della RAI di Milano della voce di Cathy Berberian su nastro magnetico (in particolare “Thema (Omaggio a Joyce)” – 1958) ho voluto quindi esplorare le possibilità offerte dagli attuali software di elaborazione audio e attraverso l’elaborazione elettroacustica trasformare le parole della lingua friulana affinché divenissero oggetti sonori autonomi, o meglio, non facilmente riconducibili, nella maggior parte dei casi, agli oggetti sonori da cui li avevo generati.
La composizione è un paesaggio sonoro inteso nel senso di Murray Schafer ovvero di “eventi uditi”, citando sempre il compositore «dalle arti – ed in particolare dalla musica – apprendiamo come l’uomo possa creare dei paesaggi sonori ideali, per un’altra vita, quella dell’immaginazione e dell’universo psichico» ma non solo perché lo stesso compositore si pone questo interrogativo più che mai attuale «il paesaggio sonoro del mondo è una composizione indeterminata sulla quale non possediamo alcuna possibilità di controllo, oppure ne siamo noi stessi i compositori e gli esecutori, siamo noi i responsabili della sua forma e della sua bellezza? ».

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