Anima mundi
L’opera “Anima mundi” esibisce il percorso del corpo attraversando, nella forma, le comuni manifestazioni embrionali che si presentano, come costanti vitali, in ogni organismo in divenire. È la vita che chiama il ricordo, di quella sintesi genetico-famigliare, che conduce la genesi ad un evento in cui gli organismi si rimandano l’un l’altro, come un gioco libero da qualsiasi principio d’identità. Questa perdita d’identità non è altro che il riassunto di quello che Antonin Artaud chiamava “Corpo senza organi” ovvero un corpo che esula da se stesso, disorganizzato, in perenne atto di muta-azione, orfano di padre e di madre e ancora e meglio in dolce stato di affidamento. È all’acqua che affida le forme e il contenuto, beato e fragile di quella mancata autonomia che presto gli organi vitali, in procinto di autonomia ed organizzazione, manifesteranno come organismo cellulare che brulica già di stima e di ricordi.
E dunque io mi annego ancor prima che il manto cresca, ed io non possa così più fungere da terra in cui affondano le mie radici.
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