Friedrich
Nella notte oscura dell’anima appartenuta, prima d’ogni altro nostro contemporaneo, ai grandi mistici come San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila, si apre, all’improvviso, uno squarcio di verità per il ricercatore spirituale, per il viandante terreno, intento a trovare un barlume di quella luce mistica, che ostinatamente lui intende scrutare: tra le pieghe di un paesaggio simbolico, tra gli umori romantici della natura, tra sobrie geometrie architettoniche e tra languidi effetti di luce che solo il crepuscolo, l’aurora e una notte di plenilunio, nel corso di un caldo solstizio d’estate (rotto dal suono delle cicale e dallo scintillio delle lucciole) ti riesce a dare, in questo caso specifico di fronte ad un santuario illuminato da luce artificiale, che annulla le paure che generalmente si accompagnano agli spettri della mente, a quei fantasmi di Offenbach, che in pittura, a cavallo del secolo dei lumi, furono ampiamente indagati, nella sua pittura, da Caspar David Friedrich e che oggi, nella nostra contemporaneità creativa, attendono di essere esplorati, attraverso i meravigliosi prodigi della fotografia.
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