senza titolo
rappresentano volti attoniti di un'umanità stravolta e sconvolta dal dolore, dalla violenza subita che
ha comportato la perdita della propria identità e dignità. Immagini che abbiamo visto nei libri di
storia, nei reportage televisivi o nelle foto dei luoghi di detenzione dove qualcuno sentenziò a piena
voce la morte - o quantomeno la latitanza - di un Dio degli uomini. Stefano Reia, artista attento e
sensibile, ripropone in quest'opera l'inquietante iconografia di una storia non identificabile nel
dettaglio ma di per sé emblematica ed evocativa di tutte le storie di dolore e persecuzione che
abbiamo nostro malgrado conosciuto nell'epoca contemporanea. Questa lugubre sequenza di ritratti
rappresenta volti solcati da ombre implacabili che occultano lo sguardo ma che, tuttavia, ne
fanno presagire la luce oramai buia dell'assenza della speranza, della possibilità di un ritomo alla
vita ordinaria. Reia, nell'impressionante e disperante suggestione, rimane coinvolto nell'emozione di
un attimo cristallizzato per sempre dal fermo immagine fotografico. Giancarlo Bonomo
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