confessione di innocenza

confessione di innocenza

Fotografia Analogica, Ritratto, Analogica, 70x40cm
Ho sempre considerato fotografare come giudicare, cercando di non spacciare per "realtà" ciò che è semplicemente una mia idea del mondo, organizzata tra i quattro lati di una fotografia.
Per questo preferisco "giudicare" non l'uomo, ma i luoghi e gli spazi contaminati dai suoi segni.
Fotografare direttamente quell'uomo è togliergli la camicia, come Cartier Bresson sensibilmente affermava;
ho indagato allora sull'effetto che produce una maschera posta su di un'effige, accortezza dovuta e usata dai rotocalchi per salvaguardare l'identità del soggetto rappresentato, ritenendo in questo modo di tutelarne anche la dignità. Ma cosa accade se questo espediente viene usato per un soggetto in atteggiamento innocente, inserito per di più in un paesaggio idilliaco? Ebbene, il risultato è sconcertante : lo stridore che ne risulta produce una maggiore predisposizione dell'osservatore al giudizio morale. L'accorgimento tutela così maggiormente il fotografo rispetto al soggetto fotografato.

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