Oggi essere artista vuol dire per la maggior parte delle volte stupire e fare scalpore, fare performance . Io sono di un’ altro parere. La mia evoluzione è stata un po’ inversa rispetto a quello di un’artista “tradizionale”. Il primo approccio , dopo gli studi all’istituto artistico, è stato l’astratto poi l’arte concettuale per ritornare infine al figurativo, al ritratto , all’essenziale, all’anima umana. Questa trasformazione artistica ha seguito probabilmente quello che avveniva nella mia vita privata. Oggi come oggi , con tutto quello che sta succedendo a livello spirituale,emozionale e mentale, l’uomo più che stupire deve riprendere contatto con la sua origine, con le sue radici. Ecco perché trovo che mai come ora i Ritratti siano la cosa più contemporanea che ci sia perché rispecchiano quella fascia di popolazione che cerca di sopravvivere a tutto quello che sta avvenendo. Avere e guardare il proprio autoritratto ha valore molto più intenso rispetto a quello di guardare una fotografia (mio grande mezzo e strumento di ricerca). Vuol dire guardarsi profondamente allo specchio e scoprire anche qualcosa che non pensavamo potesse fare parte di noi. Io rappresento il tramite ed i miei strumenti di lavoro rappresentano i miei mezzi; tu sei il soggetto, il protagonista dell’opera e nessuno può portar via dalla tela il ruolo che rappresenti. NELLA TELA ESCE L’UNICITA’ DELL’ESSERE.