Il quadro come il sogno, lascia intravvedere. Una similitudine, forse azzardata, mi fa porre da un lato lo scrittore William Butler Yeats e la sua affermazione “nei sogni inizia la responsabilità” e dall'altro la pittura. Dipingendo, abbandoniamo i freni inibitori, entriamo in contatto con le nostre emozioni e ci spingiamo in una dimensione profonda e onirica. Perdendo e ritrovando noi stessi. Non è facile, nella cultura occidentale, accettare di essere attraversati dalle emozioni, accettare che il nostro corpo le veicoli, accettare di essere parte di un percorso spirituale evolutivo, fino a liberarci verso possibili mondi, o mondi possibili. Alla base di tutto vi è il tentativo di riscoprire e salvare noi stessi, per andare a recuperare nel profondo la nostra essenza, ben celata dietro a tutte le tensioni e i traumi accumulati negli anni. Ma non c’è salvezza e evoluzione che non passi attraverso un strumento potente come il corpo. Corpo e anima sono strettamente collegate e solo insieme possono portarci alla scoperta del nostro io più vero ed essenziale, solo insieme possono guidarci in un viaggio iniziatico alla scoperta di noi stessi, spesso sfuggendo alle regole della “normalità” e con arrivi in porti inaspettati. Come nel caso delle opere che compongono il mio personale “viaggio” artistico.