ROBERTA MELASECCA
Media, Teramo, Italia, iscritta 11 anni fa
Per Florens 2012 – Biennale dei Beni Culturali e Ambientali – Mimmo Paladino ha realizzato un’installazione in Piazza S. Croce a Firenze. Nella grande piazza rettangolare l’artista campano ha disposto 54 blocchi di marmo apuano, provenienti dalle cave di Carrara, a formare una croce. Mimmo Paladino, considerato uno dei principali esponenti della Transavanguardia, già dai suoi esordi negli anni ’70, ha impostato il suo lavoro rielaborando archetipi figurativi: temi mitologici oppure provenienti dall’arte primitiva e tribale che si concretizzano in immagini enigmatiche totemiche in bronzo, legno o calcare. Per la Biennale, Paladino interpreta il tema scelto da Florens: la croce come simbolo religioso e culturale. Sceglie uno spazio pubblico, sede abituale di manifestazioni culturali, davanti alla Basilica di S. Croce. Tanto si è detto e parlato di questa installazione; tante sono state le polemiche e i giudizi di valore su quest’opera d’arte. Pertanto, senza entrare nel merito, vorrei porre l’attenzione sulle relazioni instauratesi tra quest’opera e la Piazza di S. Croce. La Basilica francescana di S. Croce venne edificata, su progetto di Arnolfo da Cambio, nel 1294 all’esterno delle mura cittadine, in una zona povera, paludosa e poco abitata. Davanti ad essa venne lasciato un ampio spazio per accogliere le folle in occasione di prediche e rappresentazioni. In epoca rinascimentale vi si svolgevano feste e giostre ed attualmente la piazza ospita spettacoli culturali, come il Calcio Storico Fiorentino. La facciata della chiesa venne completata nell’800, sotto Pio IX, dall’architetto Niccolò Matas che riprese gli stilemi dell’architettura gotica fiorentina, inserendo anche il segno distintivo della religione ebraica, la stella di David. Nella croce di Paladino è presente dunque la storia della Basilica di S. Croce: simboli che prendono forma e diventano corporei; è possibile toccarli, scalarli; è possibile lasciare su di essi la propria impronta e la propria firma; è possibile accedere a punti di vista e di fuga inconsueti, cogliere particolari. L’installazione impone un percorso: ma l’attenzione non è attratta dai blocchi di marmo cosparsi da frammenti bronzei. L’installazione impone un unico punto di riferimento con il quale misurare lo spazio: la facciata della chiesa e le facciate dei palazzi rinascimentali che disegnano la piazza. Il valore e l’interesse della “Croce di Piazza S. Croce” risiede dunque nell’ardire del suo creatore: attualizzare il passato attraverso l’esperienza diretta dell’osservatore, offrire una percezione amplificata degli oggetti architettonici. Rendendo tattili le figurazioni della tradizione cristiana e mediante una trasposizione degli elementi costitutivi dell’architettura religiosa, l’artista induce ad una conoscenza sperimentale e ad una conseguente lettura, istintiva ed inconscia, dei partiti architettonici dell’invaso spaziale.
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