Da un approccio drammatico a uno poetico ma fiducioso, per nulla venato di tristezza: i papaveri e le ninfee, i grappoli di lillà nella bruma lacustre e i fiori di campo raccontano che la bellezza sa rivelarsi in tutta semplicità nel colore dei petali d’una corolla, nella grazia di una foglia gentile. E non è forse bellezza pura il manto maculato del felino feroce, l’impetuosa corsa dei cavalli che fa schiumare l’acqua del mare, il piumaggio degli uccelli, lo sguardo rugiadoso dei cani che cercano l’approvazione e la carezza dei loro padroni? Martin Lutero affermava che Dio scrive il Vangelo non solo nella Bibbia, ma anche su alberi e fiori e nuvole e stelle; Tommasi fa qualcosa di simile, magari inconsapevolmente. E i quadri di questo periodo sono davvero una lode al Creato, una preghiera laica che si articola di tela in tela.