Matteo Cirenei
Milano
Artista
Sundials
Fotografia Analogica, Analogica, 50x50x5cm
€ 950
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L’elogio del dettaglio
“Perché siamo in grado di ricordare il più piccolo dettaglio che ci è accaduto, ma non quante volte l’abbiamo detto alla stessa persona”
Francesco VI, Duca de La Rochefoucauld (1613 – 1680).
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L’elogio del dettaglio
“Perché siamo in grado di ricordare il più piccolo dettaglio che ci è accaduto, ma non quante volte l’abbiamo detto alla stessa persona”
Francesco VI, Duca de La Rochefoucauld (1613 – 1680).
Due cose ci uniscono: Matteo Cirenei e io abbiamo frequentato la facoltà di architettura a Milano negli stessi anni e deciso di non esercitare il mestiere, almeno non in senso tradizionale. Io ho trascorso i cinque anni del Politecnico alla ricerca di un’entità che, negli anni post contestazione, era considerata meno di zero, troppo terreste, priva di qualsiasi appeal politico e di aura intellettuale: ossia, il dettaglio architettonico.
Negli anni successivi, ho invidiato chiunque sapesse schizzare a matita il più banale dei particolari costruttivi: in definitiva, loro possedevano un alfabeto con cui scrivere, una serie di segni che avevano ereditato dai i loro padri. Potevo solo sperare che questi saggi mi illuminassero nel disegno della scossalina o del davanzale. A un certo punto, ho capito che il mestiere non era la mia strada e che avrei potuto impegnarmi in un’altra battaglia: ribaltare il credo “Gli architetti scrivono male”.
“Pensiamo in generale, ma viviamo nei dettagli”
Alfred North Whitehead, matematico e filosofo inglese (1861 – 1974)
Dopo diversi anni di onorato combattimento sul campo, sono arrivata a una mia conclusione: gli architetti, più che scrivere male, non vogliono farsi capire. Preferiscono avvolgersi in un mantello teorico, nascondono il fatto che l’architettura si progetta nella mente, ma la si costruisce in cantiere, mettendo insieme una sequenza di dettagli architettonici. Sono loro, se ben congeniati, ad assicurare una lunga vita all’edificio.
Con un certo coraggio, Matteo Cirenei dedica al dettaglio il tempo della ricerca. Sottopone i suoi estimatori a un curioso cruciverba: ricostruire da un particolare un’opera di architettura che, mille volte, abbiamo visto in fotografia, ma che se non ci fosse un didascalia ad aiutarci non sapremmo davvero riconoscere. In alcuni casi, arriva a regalare una seconda vita ad architetture, come la Ciudad de Las Artes y Las Ciencias di Santiago Calatrava a Valencia, che la prima l’hanno sprecata in un inutile gioco di sovrabbondanze. Quasi a suggerire che se l’architetto si fosse fermato lì, a quel dettaglio, avrebbe reso un miglior servizio a se stesso e al proprio ego.
“I bugiardi intelligenti rivelano i dettagli, quelli più intelligenti no”.
Anonimo
Matteo Cirenei inquadra il dettaglio, lo riproduce in bianco e nero e in questo modo ne determina la sospensione dai fatti dell’esistenza umana. Lo rende immune allo scorrere degli avvenimenti, all’azione delle persone e alla frenesia della metropoli. Non esclude però la presenza del tempo che, nel suo lavoro, si manifesta nel senso più vero della parola: quello ciclico dello scorrere delle stagioni. I dettagli di Matteo Cirenei sono particelle che rivelano l’alternanza di giorno e notte, le ombre che si allungano e si accorciano o il passaggio sopra Milano di un temporale improvviso: raccontano una vita a cui non facciamo più caso.
Questi edifici, in cui la materia appare come fosse la firma del progettista (le piastrelle in ceramica di Gio Ponti, il rivestimento in ceppo della Bocconi di Milano delle Grafton Architects, la filigrana metallica dell’Institute di Monde Arabe di Parigi di Jean Nouvel), sono meridiane solari.
testo di Laura Bossi
Nata a Milano nel 1963, Laura Bossi ha fatto parte della redazione di Domus dal 1998 al 2013.
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